lunedì 5 dicembre 2011

Grazie Dottor Socrates!

Grazie dottor Socrates. Mi ricordo quando fu annunciato il tuo arrivo, era l’estate del 1984. La Fiorentina l’anno prima era arrivata terza disputando un grande campionato. Tutti aspettavano il grande acquisto promesso dall'allora presidente Pontello che doveva consolidare la Fiorentina ai vertici del campionato. Addirittura qualche voce sguaiata e appassionata aveva indicato anche il nome di Maradona. E invece arrivasti te, Socrates Brasileiro Sampaio de Souza Vieira de Oliveira ma semplicemente Socrates. E la piazza fiorentina , così morbosamente appassionata si entusiasmò. Eri capitano della seleçao brasiliana, quella squadra fortissima che solo una sfortunata ironia dei sorteggi l’aveva fatta incontrare con l’Italia prima delle semifinali. Quella splendida partita che fu la vera finale del mondiale. Dove s’incontrarono le 2 squadre più forti del torneo dando vita ad una appassionante e spettacolare partita. E segnasti, facesti gol….ma alla fine vinse l’Italia 3-2.
Negandoti la possibilità di diventare il capitano della squadra campione del mondo.
Ma non eri solo un grande giocatore, e la tua forza non era
solo nei tuoi piedi e nel tuo formidabile colpo di tacco, “El taco de Dios” ti chiamavano, che ti permetteva di smarcare i compagni senza troppa fatica ma eri un uomo di cultura. Una cultura che irrompeva prepotente già dal tuo nome, che tuo padre ti aveva  dato  in onore al filosofo ateniese, e che era confermata dalla tua laurea in Medicina. Qualcosa di raro  nel mondo dei calciatori.
Ed eri anche un uomo di pensiero, di ideali. Ti eri opposto alla dittatura in Brasile. Avevi fatto stampare la parola “Democracia” sulle maglie del tuo Corinthias con i numeri all'incontrario. Non volevi venire via dal tuo amato Brasile, partisti quasi per protesta, quando non furono concesse le elezioni presidenziali. Arrivando così in Italia.

A Firenze non combinasti molto. E forse arrivasti nel periodo sbagliato. Il calcio stava cambiando. Era la metà degli anni ‘80 gli inizi del berlusconismo, dell’esasperazione del calcio miliardario dei diritti televisivi, del dover vincere per forza. E stava cambiando la società italiana, l’idealismo che aveva caratterizzato gli anni settanta stava lasciando spazio all’indifferenza ,al menefreghismo e all’individualismo. Un disastro. Non c’era posto per te e per le tue idee. E calcisticamente non compicciasti un granché. Per te il calcio era soprattutto divertimento e non potevi digerire gli allenamenti duri, la disciplina e soprattutto i ritiri! Imposti dai presidenti, dove veniva riprodotta una disciplina da caserma. Ti rendi conto…. Te! Che nel Corinthias  avevi iniziato quello straordinario progetto chiamato “Democrazia Corinthiana”, scacciando l’ allenatore, imponendo l’autogestione e abolendo così la odiosa gerarchia. Un messaggio chiaro a l’ elite politica che comandava in Brasile negli anni del Plan Condor. Uno straordinario esperimento di socialismo applicato, un piccolo contributo per spianare una possibile via al “socialismo del 21° secolo”. No, il calcio italiano non faceva per te. Preferivi lo studio di Gramsci allo studio degli schemi di gioco. Circolava una leggenda che in occasione di una cena col presidente Pontello, che oltre che padrone della Fiorentina era il simbolo della lobby fiorentina del cemento, gli regalasti provocatoriamente un libro di Gramsci. Realtà? O forse leggenda nata dalla scanzonatura fiorentina… non importa! Volevi tornare in Brasile, ogni giorno cancellavi un giorno nel calendario…i giorni che mancavano al tuo ritorno in Brasile. E ci sei tornato dopo un anno soltanto. Non ti sei espresso ai tuoi livelli, non ci hai mai sorpreso con  i tuoi colpi di tacco. Ti hanno dato del “bidone”… idioti! E la Fiorentina l’hai anche un po’ snobbata…. Ma io ti dico grazie, sei stato un personaggio che ha fatto bene a Firenze. E sono sicuro che gli hai anche voluto bene… ma preferivi i popolari  bar di S.Frediano e le Case del Popolo dove trascorrevi le ore a bere vino rosso e a parlare di politica che le esclusive cene  mondane con i tuoi compagni di squadra, iscrivesti i figli alla scuola pubblica invece degli élitari istituti privati. Il tuo sguardo era comunque rivolto al popolo. E anche il popolo di Firenze se n’era accolto e ti ha voluto bene. Mi ricordo una partita di fine campionato, avevo solo 11 anni ed ero allo stadio con mio padre, era già primavera inoltrata faceva caldo. Era un Fiorentina – Udinese, non so perché non giocavi, eri in tribuna. Ad un certo punto si aprì il cancello verde che divide la tribuna dalla Fiesole, ed entrasti te in curva, con la tua faccia sporca e il tuo stile trasandato… e finisti di vedere la partita con gli ultras! Non c’era una piazza da riconquistare…che te ne sarebbe importato? Il tuo addio era palese e annunciato. Ma preferisti finire di vedere la partita con “noi”, in curva con il tuo popolo… e il popolo rispose abbracciandoti e intonandoti cori..  per quale motivo? Non ti eri mai  impegnato per la Fiorentina, e guarda che è una cosa che la Firenze tifosa non perdona facilmente. Ma ti avevamo apprezzato per la tua genuinità e rispettato come uomo, ci avevi insegnato che anche nel mondo del calcio ci può essere lo spazio per delle idee e per la coerenza, e che non necessariamente tutto si appiattisce nel business e nell'esasperazione.
Adesso che sei passato a miglior vita per colpa dei  i tuoi vizi, dei tuoi eccessi e dal tuo essere fuori dagli schemi, qualche perbenista e bigotto dirà che hai fatto una morte da idiota, che chi è “causa del suo mal pianga se stesso” e tutte queste stronzate, ma te  da lassù “pigliali di tacco!”. Alla salute dottore….  a pugno chiuso e ancora grazie!
Gabriele Morandi

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